La prevenzione può fare la differenza? Il mese rosa contro il Carcinoma Mammario ci aiuta a ricordarlo

Il mese di ottobre è dedicato in tutto il mondo alla sensibilizzazione sulla prevenzione del tumore al seno grazie a una gigantesca campagna di comunicazione internazionale nota come “Mese Rosa”. In Italia questa occasione annuale è accompagnata da campagne di informazione, iniziative gratuite di screening e messaggi istituzionali volti a incoraggiare le donne nel prendersi cura della propria salute partecipando a programmi di prevenzione o a muoversi autonomamente per assicurarsi del proprio stato di salute.

 

Questo perché il tumore al seno si conferma, in Italia, come il tumore più frequente tra le donne rappresentando circa un terzo di tutte le neoplasie femminili; durante il corso del 2023 si sono registrate oltre 55 mila nuove diagnosi di carcinoma mammario, un numero  che si è ripresentato in maniera simile nel 2024. In puri termini di rischio, questi dati equivalgono a dire che circa 1 donna su 8 nell’arco della propria vita sviluppa un tumore al seno, con massima incidenza nella fascia d’età che va dai 50 ai 69 anni.

 

Sul fronte della sopravvivenza, il migliorarsi dei processi diagnostici e terapeutici hanno portato il tumore della mammella ad avere prognosi molto migliorate rispetto al passato. A oggi la sopravvivenza relativa a 5 anni dalla diagnosi ha raggiunto circa l’88%, uno dei tassi più alti tra i tumori comuni che colloca l’Italia ai livelli dei Paesi più avanzati in ambito oncologico. Questo dato migliora ulteriormente se la paziente supera il primo anno dopo la diagnosi, con la probabilità di vivere almeno altri 4 anni che sale al 91% grazie a un efficace controllo della condizione con le terapie al momento disponibili.

 

L’elevata sopravvivenza si riflette anche nel numero di donne che vivono dopo un tumore al seno: si stima che oltre 800 mila donne in Italia abbiano avuto una diagnosi di carcinoma mammario e siano attualmente viventi dopo quella esperienza; alcune fonti recenti parlano persino di quasi 900 mila donne sopravvissute, considerando anche diagnosi più datate.

 

Tutti questi dati riflettono la costante diminuzione della mortalità; tra il 2007 e il 2019 in Italia sono stati evitati oltre 10.000 decessi per carcinoma mammaria, ovvero una riduzione pari al 6% della mortalità specifica e anche uno dei cali più marcati in tale contesto, insieme a quelli per stomaco e colon-retto.

Perché aderire agli screenin mammografici è importante? Tutta questione di diagnosi precoce

Una donna che si fa una mammografia

La scienza ha confermato a più riprese come per aumentare le probabilità di sopravvivenza è fondamentale individuare il tumore al seno durante il corso dell sua fase iniziale. In Italia, sin dagli anni novanta, è attivo un programma di screening mammografico gestito dal SSN che offre gratuitamente una mammografia ogni due anni alle donne tra 50 e 69 anni, ovvero la fascia considerata a maggior beneficio; l’idea sarebbe di potenziare ulteriormente questo progetto di screening, includendo anche le donne tra 45-49 anni e 70-74 anni così da estendere gli inviti alla quasi totalità della popolazione bersaglio, soddisfando ulteriormente quelle che sono le linee guida europee.

 

I dati sono chiari: aumentando l’adesione agli screening è possibile ridurre la mortalità per cancro al seno di oltre il 30% nelle donne sottoposte regolarmente all’esame biennale nella fascia 50-69. Attraverso la mammografia è possibile individuare lesioni ancora piccole e non palpabili, spesso in fase pre-clinica, permettendo interventi prima della diffusione del tumore; attraverso la diagnosi precoce diventa possibile ricorrere alla chirurgia conservativa (interventi meno invasivi) e a terapie meno aggressive, con maggiori probabilità di guarigione.

 

Quali sono stati gli ultimi progressi tecnologici se parliamo di diagnosi precoce?

La continua evoluzione dei progressi della tecnologia medica e della ricerca scientifica ha permesso la lotta alla patologia più efficace su 2 fronti fondamentali: l’intercettazione della condizione prima che questo diventi aggressivo e la costruzione di protocolli di trattamenti in grado di interagire con lui in maniera sempre più mirata e personalizzata.

 

La mammografia tradizionale si è evoluta nella mammografia digitale ad alta risoluzione e, più recentemente, nella tomosintesi tridimensionale, che invece consente uno studio tridimensionale del tessuto mammario, riducendo il problema della sovrapposizione di immagini e migliorando la capacità di rivelazione dei tumori, specie nelle pazienti con seno denso.

 

Altro strumento la cui importanza sta aumentando è la risonanza magnetica mammaria (MRI), che ha una sensibilità tale da poter identificare anche lesioni molto piccole ed è raccomandata specie per le donne ad alto rischio genetico o con tessuto mammario molto denso. Altro complemento è rappresentato dall’ecografia mammaria, che è uno strumento perfetto per fare approfondimento in caso di sospetto o per le donne giovani sotto i 40 anni, dove la mammografia è meno efficace.

 

In parallelo è importante parlare anche di quelli che sono i meri progressi biomedici, che stanno modificando i protocolli di trattamenti del tumore al seno. Nel corso degli ultimi decenni la ricerca ha introdotto terapie mirate altamente efficaci: ad esempio i farmaci anti-HER2 per le forme di tumore HER2-positive, gli ormonoterapici di nuova generazione per i tumori ormono-sensibili e, ancor più di recente, gli immunoterapici e i farmaci biologici per sottotipi difficili. Queste terapie, spesso frutto di studi molecolari approfonditi, hanno permesso di cronicizzare o guarire molti più casi che in passato.

 

Tutte queste informazioni, se condensate, permettono di capire meglio quali sono i risultati raggiunti nel corso dei decenni con informazione e ricerca: più di metà delle nuove pazienti guarisce completamente e la sopravvivenza continua a migliorare grazie a una combinazione di prevenzione diagnosi precoce e terapie innovative.

 

Restano dei vuoti da colmare ma che non modificano il messaggio centrale: la prevenzione è la risposta giusta e continuare a investire in informazione, screening e ricerca è la strada maestra da percorrere per vincere la battaglia contro il tumore al seno, per avvicinarsi sempre di più a un obbiettivo ambizioso: abbassare la mortalità di tale condizione allo 0.